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     n. 3 anno 2008

Condividere, dissentire, comunque, (ri)pensare

di Massimo Ferrario - Consulente di formazione e di sviluppo organizzativo, responsabile di Dia-Logos

LEADER, lo sguardo generoso (soprattutto delle donne) (43)
I re Erode della leadership sono le burocrazie. Ciò vale per donne e uomini. ? [D: Le doti e le caratteristiche del leader?] Non è un Mosè che porta le sue nuove Tavole, ma chi sa realizzare visioni condivise, dando assetti alle aspirazioni e ai bisogni delle persone. Il leader assomiglia a un archeologo, che decodifica segnali e sa costruire da una pietra un tempio. Deve avere il potere della competenza (e non la competenza per il potere), la competenza della complessità, la dimensione geopolitica, il sistema dei valori per stringere nuovi contratti sociali. (...) ? I leader, uomini e donne, si distinguono tra coloro che lavorano per la propria agenda e chi lavora per migliorare l'agenda degli altri. Per questo, altra dote del leader è lo sguardo generoso. Per fortuna le donne sono particolarmente capaci e più brave degli uomini in questo. (? Federica Olivares, imprenditrice, responsabile di Edizioni Olivares, intervistata in ‘Job24', ‘Il Sole 24 Ore', 7 febbraio 2007).


PROATTIVI, vanno in crisi nella gestione dei conflitti (44)
Con il termine ‘proattivo' viene solitamente definito quell'individuo che si mostra particolarmente attivo, infaticabile e determinato nel perseguire gli obiettivi. Da una persona così efficiente ci aspetteremmo altrettanta bravura nella gestione dei conflitti interpersonali. In realtà si verifica esattamente il contrario. Secondo i dati raccolti da ricercatori canadesi (*), sembra che spesso i proattivi non reggano lo stress e tendano al burnout quando le conflittualità presenti nel posto di lavoro li ostacolano e li rallentano nello svolgimento della loro attività. Di fronte alla necessità di gestire i rapporti interpersonali difficoltosi, queste persone percepiscono una marcata perdita di controllo sulla situazione e sviluppano sentimenti di impotenza, frustrazione e inadeguatezza. Non che i proattivi non provino a risolvere i conflitti, ma lo fanno con la stessa precipitosità con cui svolgerebbero una pratica di lavoro, con risultati ovviamente disastrosi. (mf, sintesi da Mattias Lukasczik, ‘Psychologie Heute', rubrica ‘ricerche flash', ‘Psicologia contemporanea', gennaio-febbraio 2007. - (*) Steve Harvey, Caroline Bouin e Dale Stout dell'Università di Montreal, Canada).


RAZIONALISTI, se cambiassero cappello (45)
I razionalisti, che portano cappelli a cilindro, / pensano in stanze quadrate, / guardando il pavimento, / guardando il soffitto. / Si interessano soltanto di triangoli rettangoli. / Se provassero con romboidi, / linee ondulate, ellissi / - come per esempio l'ellisse della mezzaluna - / i razionalisti porterebbero sombreri. (? Wallace Stevens, 1879-1955, poeta statunitense, Sei significativi panorami, citato da Warren Bennis, Come si diventa leader, 1989, Sperling & Kupfer, Milano, 1990).


CINESI, carriera veloce e tanti soldi (46)
I cinesi hanno una caratteristica costante: si vendono al migliore offerente. Non sono appassionati al proprio lavoro come noi, non cercano gratificazioni nella professione, ma nel denaro. In generale, un ci-nese non sceglierebbe mai di guadagnare meno per fare qualcosa che gli piace. Di conseguenza la fedeltà aziendale è molto bassa e il turnover è molto alto. I lavoratori di medio livello, i colletti bianchi, i manager, gli amministratori, che costituiscono oggi una grande fetta del mercato del lavoro cinese, ritengono di norma che 6 mesi o 1 anno trascorsi nella stessa azienda siano sufficienti: passato quel periodo cercano già una nuova occupazione. E visto che ad ogni cambio di lavoro si aspettano un incremento salariale, in pochi anno arrivano a guadagnare cifre molto elevate. ? [D: Il traguardo del posto fisso non esiste, allora?] Assolutamente no, almeno a Shanghai. Nessuno vuole un contratto a lungo termine, tanto meno indeterminato: se ne andrebbero comunque dopo poco tempo. I cinesi non hanno paura di restare disoc-cupati e non hanno l'ansia di trovare un impiego. Sanno che il lavoro non manca e riescono sempre a mettere da parte una quantità di soldi sufficiente a mantenersi durante i 2 o 3 mesi che dedicheranno alla ricerca di un nuovo impiego. Inoltre, possono permettersi di prendere la vita più alla leggera di noi, perché il costo dei beni di prima necessità in Cina è inferiore, in proporzione, al loro costo in Italia. (...) ? Di solito le donne sono più brave, più disinvolte e più curate fisicamente. Diffido però delle cinesi particolarmente belle o furbe. Nella maggior parte dei casi il loro interesse a entrare in una società straniera ha più a che vedere con l'intento di accattivarsi le simpatie dei superiori (occidentali e danarosi) che con il desiderio di crescere. ? [D: Quali difficoltà si incontrano a fare ‘recruitment' in Cina?] Soprattutto quella di controllare se le informazioni fornite dai candidati sono vere. I cinesi tendono a gonfiare molto il curriculum, ci vuole esperienza per smascherarli. E poi c'è il problema del tempo: se la selezione dura troppo si rischia di perdere i candidati migliori, e farseli rubare da altre aziende. Per questo impongo sempre a me e ai miei committenti un termine preciso entro cui chiudere la ricerca. E per questo, cerco di mantenere sempre il contatto, strada facendo, con i candidati: via email, sms e telefono. (? Annarosa Carnovale, consulente in risorse umane in Cina, intervistata in ‘Carriere & Lavoro', ‘Il Sole 24 ore', 2 dicembre 2005).


POLITICA, voglia di Usa (47)
La ‘Washington Post' informa che prima il Senato degli Stati Uniti, e subito dopo la Camera dei rappre-sentanti, all'unanimità, hanno deciso di negare la pensione ai parlamentari condannati per corruzione, spergiuro e altri reati contro la pubblica amministrazione. Avete capito bene: all'unanimità. Anzi, qual-cuno ha protestato perché non è stata inclusa la frode fiscale. «I politici corrotti - ha spiegato il promotore della legge, Nancy Boyda - meritano condanne alla prigione, non pensioni pagate dal contribuente». L'unanimità è agevolata dal fatto che, negli Usa, chiunque sia sospettato di corruzione viene cacciato dal Parlamento: per questo, in tema di corruzione, non passano mai leggi salva-ladri, ma sempre anti-ladri. La solidarietà di partito non fa mai premio sul principio di legalità e sulla questione morale: il partito re-pubblicano, infatti, ha votato in massa per questa legge sebbene alcuni (ormai ex) deputati repubblicani siano stati condannati per corruzione. Anzi, proprio per questo: per prenderne le distanze e riacquistare credibilità agli occhi dei cittadini. (? Marco Travaglio, giornalista e saggista politico, rubrica ‘Uliwood Party', ‘l'Unità', 3 febbraio 2007).


SEMIANALFABETI, solo il 30% degli italiani legge e capisce (48)
In molti paesi è stato studiato il livello di ‘literacy' della popolazione tra i 14 e i 65 anni. L'editore Armando ha pubblicato i dati italiani in Letteratismo e abilità per la vita, curato da Vittoria Gallina. Mi piacerebbe che giornalisti, intellettuali e ‘decisori' politici e sociali leggessero questi dati. Il 5% degli italiani non sanno decifrare lettere e cifre. Un terzo decifra brevi frasi e semplici numeri, ma a fatica. Un altro terzo fatica tanto, nel leggere, che con pio eufemismo viene definito ‘a rischio di illetteratismo', cioè di analfabetismo. In larga misura sono persone che han¬no non solo la licenza elementare o me¬dia, ma anche titoli superiori, e che dallo stile di vita dominante sono stati spinti a non saper più leggere una pagina, un grafico, una tabella. Tra tutti i paesi sviluppati, l'Italia è l'unico ad avere una percentuale così miserevole, circa il 30%, di persone capaci di utilizzare l'informazione scritta, di leggere senza fatiche improbe giornali o libri. La massa enorme di non leggenti pesa negativamente sul destino scolastico dei figli e sul lavoro che la scuola fa in solitudine. L'intera classe dirigente, non solo i politici, dovrebbe vedere nell'uscita dal semianalfabetismo collettivo una condizione preliminare di sviluppo. La scuola ordinaria dovrebbe essere integrata da una decente istruzione permanente degli adulti. Su 8 mila comuni e passa abbiamo solo 2 mila biblioteche comunali e di pubblica lettura. (? Tullio De Mauro, linguista, intervistato da Roberto Cotroneo, ‘l'Unità', 29 novembre 2006).

 

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