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     n. 4 anno 2017

Voucher: alcune proposte da parte di AIDP

di Flavia Mirabelli

Cyber-bullismo, pubblicazione online di materiale pedopornografico, furto di identità digitale attraverso i social, frode elettronica. Sono solo alcuni dei reati che ogni giorno si compiono sul web. I dati della Polizia Postale ci dicono che sono in aumento, soprattutto tra i giovani. Eppure, riesce davvero difficile anche soltanto immaginare di poter rinunciare alle innumerevoli potenzialità che la rete ci offre, in termini di contenuti e di spazi di condivisione.

Nessun mezzo è a priori buono o cattivo. L'utilizzo che ne facciamo individualmente lo rende più o meno utile, oggetto di processi virtuosi oppure strumento atto a perpetrare illeciti e discriminazioni.

I "buoni lavoro", meglio noti come "voucher", non fanno eccezione.

Introdotti dal d.lgs. n.276 del 2003 con lo scopo di regolamentare le prestazioni di lavoro accessorio in termini previdenziali ed infortunistici, sono nati per facilitare, grazie alla praticità dell'utilizzo che li caratterizza, l'emergere del lavoro sommerso.

Il voucher non ha e non deve avere la pretesa di annullare né di sostituire nessuna altra forma contrattuale.

Adoperarsi per mantenere questo strumento e contribuire a vigilare sulla sua corretta applicazione, è innanzi tutto un atto di responsabilità, e come tale, parte da ognuno di noi, istituzioni comprese.

AIDP propone alcuni interventi normativi per fare chiarezza e garantire la definizione di un corretto ambito di applicabilità, con lo scopo di evitare l'irrigidimento di uno strumento che trae la sua ragion d'essere dalla flessibilità che consente.

Partendo dal presupposto che il nodo della problematica ruota attorno ad un migliore utilizzo del tetto massimo per anno civile e per lavoratore, AIDP suggerisce alcuni punti di miglioramento.

  • Rendere libero l'utilizzo di voucher fino a 7.000 € netti per studenti iscritti a una scuola pubblica o parificata e per pensionati, enti pubblici, le famiglie e le attività di lavoro domestico. Confermare l'attuale regime per i lavoratori del comparto agricolo.
  • Aumentare l'applicabilità del voucher fino a 5.000 € netti per i disoccupati che godono della Naspi, in modo che i voucher possano fungere da integrazione retributiva. 
  • Per tutti gli altri lavoratori, porre un limite a 2.000 € netti, laddove il Ministero del Lavoro dovrebbe realizzare un elenco delle attività per cui si può fare ricorso ai voucher, eventualmente aggiornandolo su richiesta delle associazioni di categoria, oppure attraverso un iter autorizzativo da parte della Direzione Territoriale del Lavoro. O ancora, rimandare alla contrattazione di secondo livello le tipologie di attività remunerabili con i voucher. 

Ancora una volta, il rigore e l'etica professionale devono guidare l'applicazione della disciplina del rapporto di lavoro e sono la base di qualsiasi discussione in materia di diritto. Questo è ancora più vero se l'oggetto della nostra riflessione è rappresentato da attività lavorative, come quella accessoria, che interessano le fasce sociali più deboli.

dr.ssa Flavia Mirabelli
Senior Vice President
Human Capital & Organization
Piaggio Aerospace

 

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