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     n. 12 anno 2017

I talenti delle donne e il ruolo degli uomini

di Silvia Tassarotti

Mi sono appassionata al tema dei talenti perché credo che il lavoro di coach e mentor serva proprio a farli emergere. Un ruolo maieutico, delicato ma tenace nel tempo, per superare anche le proprie forme di auto-sabotaggio, così difficili da vedere da soli. Un ruolo che abbiamo tutti nei nostri vari ruoli nella vita, da compagni di vita, genitori, figli, amici, colleghi, professionisti, lavoratori. E nel tempo ho visto tante donne, più degli uomini, nasconderlo o spesso non riuscire a farlo vedere. Le ricerche lo dicono chiaramente e indicano anche che quel potenziale inespresso ha un valore economico astronomico.

Ma cosa potrebbero fare le donne per far emergere meglio i loro talenti? E in che modo gli uomini potrebbero avere un ruolo chiave?

Mi sono interrogata su questi temi nel mio ultimo libro, proprio intitolato "I talenti delle donne". Un percorso su 9 tappe allo scoperta delle trappole e delle sfide che le donne affrontano per tirar fuori i loro talenti.

Si comincia con la storia di Eleanor Roosevelt, paladina dei diritti delle donne nel ‘900 come moglie del Presidente degli USA il cui motto era:

                  "il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni"

La prima cosa infatti è credere in se stesse. Sembra un messaggio banale o semplice, ma non lo è per niente. Nel mio lavoro di coach ho incontrato donne molto diverse tra loro, ma per lo più accomunate da alcuni tratti importanti. Le donne che oggi cercano di affermarsi nel mondo del lavoro - magari provando anche a conciliare al meglio vita privata e lavorativa - sono donne che chiedono moltissimo a loro stesse, che si perdonano poco, che non si accontentano mai.
Lavorare su di sé vuol dire imparare a chiedere aiuto e a costruire un network generoso, partendo dalle nuove generazioni, aiutando chi si approccia adesso al mondo del lavoro.

Il secondo punto è attrezzarsi: non smettere mai di cercare i propri talenti, coltivarli e non lasciarli nel cassetto. Vuol dire aggiornarsi e studiare, tenere viva la propria rete, essere aperti al nuovo, scoprire trend emergenti e trasformare idee e sogni in realtà. Vuol dire conoscere il proprio valore professionale, saperlo valorizzare e negoziare in modo che venga riconosciuto.

Il terzo punto, infine, è eliminare gli ostacoli, che sono interni a noi stesse, ma sono anche esterni, nell'ambito del contesto e delle relazioni. John Whitmore, grande padre fondatore del coaching purtroppo scomparso recentemente, diceva che "Il potenziale, senza le interferenze interne e esterne, permette di realizzare la performance".Questo sviluppo, quindi, va realizzato insieme agli altri. Alle altre donne, ma anche agli uomini: non deve essere un tema di genere, ma sociale.E' importante fare massa critica e farlo insieme. Abbiamo bisogno di tutti.

Perché non cercare un coach o un mentor che possa aiutarvi a far emergere i vostri TALENTI?

Silvia Tassarotti
Coach, Mentor, Scrittrice, Partner TCP Italy
 

 

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