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     n. 5 anno 2018

Spezziamo gli schemi disfunzionali che invadono le nostre aziende

di Sandra Paserio

di Sandra Paserio

Ricordo una frase di un imprenditore che, ai tempi, mi aveva molto colpito:

"Ho dei dipendenti inaffidabili. Ogni mattina devo dirgli quello che devono fare, altrimenti sbagliano anche le cose più semplici. Se non ci sono io, il lavoro non va avanti e poi, arrivano le 18 e lasciano cadere la penna sulla scrivania per correre a timbrare l'uscita dall'azienda".

Poche righe che poi, con gli anni, ho imparato ad analizzare con attenzione.

Dietro ad ogni imprenditore c'è un pensiero e, dietro ad ogni pensiero, c'è un'azione, a cui corrisponde una reazione corrispondente del ricevente.

Ma, qual è il pensiero che si nasconde dietro un'affermazione di questo genere?

Che considerazione ha, questo imprenditore, dei suoi dipendenti?

Già il fatto di usare la parola "dipendenti", si vuole rimarcare il fatto che "dipendono da lui", tant'è che, ogni volta, deve dirgli esattamente quello che devono fare, altrimenti sbagliano anche le cose più semplici.

Un rapporto interpersonale animato da mancanza di fiducia che provoca nei lavoratori, deresponsabilizzati e demotivati, una reazione immediata di abbandono del posto di lavoro alla fine della giornata.

Ed ecco delinearsi quel circolo vizioso e disfunzionale che alimenta il clima di tensione che aleggia non appena varcata la porta dell'azienda:

  • da una parte, un datore di lavoro scontento e sfiduciato, su cui grava il peso di quella piramide rovesciata dettata da attività quotidiane che dovrebbero essere svolte in autonomia dai collaboratori;
  • dall'altra, dei dipendenti che vedono minata la loro autostima, sentendo addosso un'insoddisfazione profonda che li porta ad evitare o ad abbandonare quel luogo di lavoro, ormai associato all'emozione primaria del "dolore".
Uno schema che si autoalimenta perché:
  • più l'imprenditore pensa ed agisce in quel modo:
  • più i dipendenti reagiscono di conseguenza.
Ma come si può uscire da questa situazione?

Spezzando lo schema.

Un diverso modo di pensare da parte del datore di lavoro, porterà ad un'azione differente che, a sua volta, comporterà una reazione diversa dei lavoratori.

Quindi, strategicamente, il primo piccolo passo da effettuare per cambiare una situazione che non ci soddisfa e che ci allontana da quella che possiamo definire "un'organizzazione efficace ed efficiente" e da buone relazioni interpersonali, è quella di lavorare su di noi.

Raggiungere la consapevolezza che un diverso modo di pensare e di agire ci farà ottenere risultati differenti, ci mette in una posizione di forza, passando da spettatore ad attore del cambiamento.

Sandra Paserio - Consulente Strategico del Lavoro - www.studiopaserio.eu

 

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