n. 14 anno 2020
Le organizzazioni mafiose
autore, Maurizio Catino
recensione di Andrea Castiello d’Antonio
Il Mulino, 2020. Pp. 474, Euro 32,00
Studiare le organizzazioni mafiose può essere interessante per divere ragioni. Certamente, la prima e più importante è quella di offrire un contributo a coloro che lottano contro tali sistemi criminali, ma anche ponendosi al di fuori di un ambito così specifico, per ogni persona che vive nelmultiforme mondo del lavoro di oggi può essere di notevole utilità leggere e riflettere su queste pagine. Non solo per poter meglio individuare i lineamenti mafiosi che possono esistere all'interno di istituzioni ed organizzazioni "normali", ma anche perché evidenziare la complessa (e, purtroppo, efficientissima) organizzazione delle mafie può "insegnare" qualcosa anche al più competente studioso di organizzazioni e al più esperto professionista di gestione delle risorse umane.
Direi, inoltre, che è sempre utile oggettivare qualcosa che potrebbe anche essersi insidiosamente installato in ciascuno di noi: qualche tratto di para-mafiosità inconsapevole, eventualmente sviluppatosi in risposta a momenti e contesti difficili vissuti nel corso di lunghe e travagliate carriere manageriali e professionali. Non vanno mai sottovalutati il potere dell'influenza ambientale né la pressione sociale, solo per dire di due fattori che possono potenzialmente inquinare l'etica manageriale e la correttezza professionale.
Questo lavoro di Maurizio Catino si presenta ricco di spunti, denso di linee di approfondimento, naturalmente perfettamente aggiornato e articolato, e inoltre scritto in modo chiaro e lineare. Offre una sguardo competente e analitico su ben sette organizzazioni mafiose internazionali, tra cui tre italiane, Cosa Nostra (siciliana), Camorra e ‘Ndrangheta, iniziando con il chiarire cosa sono le organizzazioni mafiose e quali sono gli "oggetti" che costituiscono i loro business.
Nell'economia delle centinaia di pagine di questo saggio la parte che potrà specialmente interessare chi si occupa di gestione ed organizzazione aziendale è costituita dal secondo capitolo: centocinquanta pagine dedicate al sistema organizzativo delle strutture mafiose, alle questioni del reclutamento e della formazione al ruolo, all'iniziazione - che potremmo tradurre in socializzazione organizzativa-e alle dinamiche di contatto con l'ambiente esterno nelle sue molteplici declinazioni.
Segue il terzo capitolo in cui sono analizzate, una per una, le sette organizzazioni mafiose, comprese organizzazioni da noi percepite assai lontane come la Mafia Russa e la Yakuza, la mafia giapponese, che ha una caratteristica: "è l'unica mafia a non essere del tutto illegale, e ha potuto così operare alla luce del sole per secoli. A riprova di ciò, i quartier generali dei clan vengono segnalati con i rispettivi simboli di riconoscimento, gli indirizzi degli uffici si trovano negli elenchi telefonici" (p. 242).
Con il quarto e il quinto capitolo si approfondiscono le regole di base del funzionamento delle organizzazioni mafiose. Ciò che appare superficialmente come una mano invisibile all'attento occhio dello studioso diviene una mano ben visibile che opera secondo linee logiche decifrabili e prevedibili all'interno delle quali si attivano dinamiche tipicamente socio-organizzative come i conflitti interpersonali, le ottime o pessime assunzioni di responsabilità nei diversi ruoli, e le lotte per il raggiungimento del potere. Conflitti che, a differenza di ciò che accade in quello che dovrebbe essere il "normale" mondo del lavoro, sono spesso risolti con la violenza: direi violenza "esplicita", per differenziarla dalle tante forme di aggressività "implicita" e ben vestita che così spesso vediamo nelle nostre organizzazioni di lavoro ed istituzioni sociali (vedi A. Castiello d'Antonio, L. d'Ambrosio Marri, Conflitti. Giunti Psychometrics, 2019).
Gestire un'organizzazione mafiose emerge sempre più come un lavoro assai complesso ed anche denso di contraddizioni e dilemmi che, di volta in volta, cercano una via di soluzione: il sesto capitolo passa in rassegna sette dilemmi fondamentali, molti dei quali contraddistinguono anche le organizzazioni aziendali. Ad esempio, emerge il dilemma tra centralizzazione e decentramento, ma anche la questione del reclutamento e della selezione, vista come privilegiare la competenza (il merito), piuttosto che l'appartenenza e la fedeltà (nelle mafie: la parentela), un dilemma che nel mondo del lavoro osserviamo soprattutto quando si devono scegliere le prime linee del management di vertice.
L'ultimo capitolo lancia uno sguardo sulle evoluzioni contemporanee degli orizzonti mafiosi sottolineando sia l'espansione di queste organizzazioni criminali - edanche la loro resilienza! - ma anche continuando ad affermare che esse non sono imbattibili e, certamente, non sono perfette. Un aspetto che emerge in queste ultime pagine è rappresentato dalle aree di supporto che sono intorno alle organizzazioni mafiose in cui si muovono soggetti che "in qualità di knowledge brokers e knowledge providers operano come dei catalizzatori sociali che consentono all'organizzazione mafiosa di fare cose altrimenti non realizzabili" (p. 423). Anche questo aspetto presenta diversi punti di contatto con ciò che accade nel mondo del lavoro in cui, intorno ad un soggetto che definirei managerial-delinquenziale, si muovono spesso supporter o silenti (e apparentemente ignari) complici.
Maurizio Catino insegna sociologia dell'organizzazione presso l'Università di Milano-Bicocca ed è autore di importanti saggi come Miopia organizzativa (2009) e Capire le organizzazioni (2012) entrambi pubblicati da Il Mulino di Bologna. Questo volume sulle organizzazioni mafiose è stato pubblicato inizialmente in lingua inglese dall'editore Cambridge University Press nel 2019 - Mafia Organizations: The VisibleHand of Criminal Enterprise - e presso lo stesso editore britannico nel 2014 è uscita la nuova edizione di Miopia Organizzativa (Organizationalmyopia. Problems of Rationality and Foresight in Organizations).