hronline
     n. 3 anno 2021

Le Stanze delle Donne. Le cose che ci fanno stare bene

a cura di Giovanna d'Elia
segnalazione a cura della redazione

Edizioni Graus

"Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti. Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa - sì, io immagino che sia nella testa - ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi".
Haruki Murakami

In un momento unico come quello del lockdown causato dal Coronavirus, si dà qui voce al vissuto di cinquantaquattro donne professioniste, spesso anche mamme, che si sono raccontate ed hanno condiviso le emozioni ed il sentire del cambiamento che stavano vivendo, a diverse profondità.

Profili di donne, attive nelle più diverse realtà ed esperienze, si sono "lette" a vicenda ed in qualche modo supportate ed ascoltate, tra Smart Working e nuove dinamiche sociali. Per avere memoria di questo tempo dilatato, di un tempo di memoria e di prospettiva. Un dialogo tra diverse generazioni su come il vissuto di donna, professionista e spesso anche madre si potesse trasformare. Ognuna con il proprio stile autentico, con la voce che spesso le donne negano e non rendono visibile. Quel femminile raccontarsi del saper mettere insieme l'emozionale ragione.

In un tempo di particolare trasformazione per la vita di tutti, ma soprattutto per le donne divise tra lavoro, casa e figli, niente meglio delle loro voci può raccontare cosa significa questo cambiamento, per il loro sentire profondo.

Jesus Garces Lambert, regista che ha curato la Prefazione lo descrive come " un documento che racconta dall'interno un momento storico che probabilmente cambierà le nostre vite. Queste testimonianze mi hanno aperto l'universo intimo di un gruppo di donne coraggiose e sensibili, forti e lucide, responsabili e piene di risorse. Ogni racconto è pieno di sfaccettature, nessuno è mai superfluo o banale: è come se ognuna di queste interviste potesse diventare un manuale per imparare a vivere, e a sopravvivere.

I loro racconti sono legati con un filo invisibile, sono incredibilmente connessi e non è la pandemia a farlo, ma quella morbidezza nel guardare la vita, quell'ascolto, quel sentire se stesse, quel reagire e trovare nuove strategie quotidiane come spesso solo le donne riescono a fare. In un momento dove la parità uomo-donna è ancora un traguardo lontano, dove la violenza di genere è ancora molto diffusa, un libro come questo è una boccata di aria, un segnale chiaro del ruolo fondamentale - e formidabile - delle donne nella nostra società e nel lavoro".

In un universo linguistico ricco e variegato, termini come abbondanza, ascolto e fiducia prendono una nuova vita piena di emozioni. Chi vorrà studiare in futuro l'impatto emotivo di una pandemia nella popolazione potrà senz'altro trovare elementi molto importanti in questo libro.

Nuove visioni, nuove prospettive di bellezza. E allora ecco che le stanze si aprono.

 

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