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     n. 20 anno 2024

Temporary Management per un TerSo Settore?

di Maurizio Quarta

di Maurizio Quarta

Il Terzo Settore è oggi teatro di grandi cambiamenti strutturali, soprattutto alla luce della più rigorosa compliance indotta dalla riforma di cui al Dlgs. 106/2016 e l’emanazione dei relativi decreti attuativi che hanno portato alla creazione del RUNTS. La riforma rappresenta un'opportunità per le Onlus che vogliano rendere più efficace ed efficiente la macchina organizzativa e rafforzare, presso i possibili donatori, la loro immagine in termini di affidabilità e funzionalità. Ma soprattutto, deve riguadagnare reputazione diventando sempre più terSo e trasparente. Se ne è parlato a Roma e Milano in due distinti eventi.

Del Terzo Settore e delle sfide che lo attendono si è recentemente parlato in due occasioni pubbliche: il convegno organizzato a Roma da AISL_O (Associazione Italiana per lo Studio del Lavoro) focalizzato sui temi della reputazione e la conferenza stampa organizzata a Milano da Aachen/Converg focalizzata sul tema della certificazione.

Partiamo da alcuni dati oggettivi.

Il RUNTS (Registro Nazionale del Terzo Settore) sopra citato, ha sicuramente creato nuove e migliori regole del gioco per l’intero settore, ma i giocatori sembrano ancora molto riluttanti a prendervi parte; infatti, solo un terzo dei 380 mila enti non profit censiti da ISTAT risulta ad oggi iscritto!
Secondo dato: il mondo del non profit evidenzia negli ultimi anni un preoccupante calo di fiducia da parte dei cittadini. Secondo i Rapporti Eurispes annuali, mentre nel 2007 il no profit  rappresentava l’Istituzione con il più alto grado di fiducia (78,5), superando Chiesa, Polizia, Carabinieri, Presidente della Repubblica, negli ultimi ha subito un decremento passando da valori intorno all’80% negli anni 2010, si è scesi al 60% nel 2023 nel 68% nel 2024.

La riduzione dell’Indice di fiducia dei cittadini, ma soprattutto dei donatori è stata fortemente influenzata dagli scandali che hanno riguardato alcune ONLUS. 
Da parte dei donatori sono emerse una serie di esigenze chiare e nette:

  • L’erogazione dei fondi deve avvenire a fronte di una più oggettiva misurazione del rischio reputazionale
  • Si richiede visibilità su passato e presente, ma soprattutto futuro (capacità di porsi obiettivi formalizzati e individuare le risorse necessarie) con un conseguente elevato livello di disclosure per evidenziare eventuali problemi prima che sia qualcun altro a scovarli (stampa e TV, ad esempio)…
  • Importanza del management, e della sua qualità, per impostare un confronto trasparente e costruttivo, basato su fiducia e credibilità.

Lo sviluppo del settore ha inoltre determinato nel tempo una sempre maggiore professionalizzazione del capitale umano impiegato e una progressiva tendenza a garantirne la stabilizzazione a livello contrattuale. Nonostante la vera ricchezza del settore non profit sia costituita dalla forza lavoro volontaria (personale non retribuito), il Terzo settore è alla continua ricerca di personale specializzato, come testimoniano la nascita e la diffusione di master e scuole di specializzazione. All’estero è frequente il ricorso a soluzioni di Temporary Management.

Nel convegno di Roma, Maria Grazia De Angelis e Giuseppina De Cicco, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di AISL_O  si sono a lungo soffermate sull’esigenza e opportunità di creare una sorta di Forum per aiutare il settore a superare le recenti criticità, nonché sulla necessità di operare sull’aspetto reputazionale, facendo anche ricorso a strumenti oggi ampiamente conosciuti ed utilizzati nel mondo delle imprese, quali quelli presentati da Andrea Barchiesi di Reputation Manager.

Interessanti i contributi di alcuni stakeholder. Per il mondo pubblico, si è espresso Massimiliano Maselli (Assessore all’Inclusione sociale e Servizi alla persona Regione Lazio), che, significativamente, ha ospitato il convegno: la Regione ha approvato le nuove linee guida del Terzo Settore ed ha iniziato a lavorare su una legge regionale di attuazione al decreto legislativo 117 del 2017, vista l’assenza di una normativa regionale dedicata, con l’obiettivo di portarla in tempi brevi in Giunta per avviare l’iter legislativo.

Per il mondo bancario, ha parlato Chiara Mambelli (Responsabile URC – Ufficio Rapporti con le Associazioni dei Consumatori di ABI – Associazione Bancaria Italiana): il settore bancario sta portando avanti da tempo riflessioni e attività sul tema della finanza sostenibile e della relazione con il Terzo Settore, articolando la propria attività con una serie di iniziative volte ad accrescere, anche in termini di conoscenza, la dimensione “S” della ben nota, e spesso abusata, triade “ESG”.

A fare da trait d’union tra i due eventi, gli interventi di Stefano Vergani (CEO Gruppo Converge soprattutto ideatore dello Schema di Certificazione OLC 2015 dedicato al Terzo Settore) sul tema della certificazione e del sottoscritto sul tema del management. A Vergani il credito per aver lanciato lo slogan TerSo Settore, evidenziato nel titolo.

Vergani ritiene che, per recuperare e ritrovare fiducia nel Terzo Settore e quindi per preservare la reputazione del singolo ente e dell’intero sistema, siano necessari sistemi di valutazione della funzionalità e affidabilità degli enti non profit analogamente a quanto già avviene per le aziende,  con un sistema di accurati controlli ed autocontrolli come nei più evoluti ed innovativi standard di certificazione.
Per questo motivo i due incontri sono stati una preziosa occasione per presentare ufficialmente la terza revisione dello Schema di Certificazione OLC 2015, un modello sviluppato ed elaborato per consentire ad organizzazioni del Terzo Settore di accedere ad un percorso di distinzione per dimostrare i propri peculiari fattori di qualità. L’adozione dello Schema è su base volontaria ed è rivolta a tutte le organizzazioni che vogliano evidenziare e certificare la propria capacità nel gestire al meglio le risorse (materiali ed umane) disponibili. 
Importante è anche l’accessibilità anche alle organizzazioni non ancora iscritte o che non si iscriveranno al RUNTS, perché prive, da statuto, dei requisiti richiesti per implementare un proprio sistema interno di gestione trasparente e di distinzione della propria reputazione, nonché l’accessibilità anche alle organizzazioni di piccole e medie dimensioni, che nel settore sono la fetta più rilevante.

Il ruolo del temporary management nella trasformazione del Terzo Settore (esperienze estere)

Partendo da un cospicuo numero di progetti (oltre 40 in 5 paesi), che hanno interessato realtà anche molto diverse tra di loro, come ad esempio:

  • Entità per il supporto nazionale a famiglie e ragazzi disagiati
  • Housing support for families
  • UN Related organizations
  • Associazione di Vedove di guerra
  • Croce Rossa – like organizations
  • Associazione tra gli agricoltori
  • Charities
  • Entità operate su danni collegati a operazioni militari, abbiamo cercato di evidenziare alcuni fattori chiave da tenere in considerazione per riuscire a ben operare in questo tipo di contesti.

La tipologia di progetti gestiti a livello apicale: complessi interventi di turnaround a seguito di eventi dannosi per l’immagine e la reputazione dell’organizzazione, gestiti  attraverso l’inserimento di un CEO per avviare e impostare rapidamente il cambiamento e trovare con più calma il successore per il lungo termine; progetti per  spersonalizzare strutture anche grandi dove esiste un padre-padrone, quasi un monarca assoluto, con l’obiettivo di implementare una gestione manageriale dopo lunghi anni di gestioni monocratiche, sempre attraverso l’inserimento di un CEO, ma anche di Board Member, esecutivi e non (NED).
A livello esecutivo, vediamo invece interventi di ottimizzazione funzionale legati alla necessità di gestire e controllare processi di  crescita accelerata  (es. nelle aree HR, Finanza, IT), piuttosto che l’inserimento per la gestione di progetti molto  specialistici (Social Care, Planning, Policy, Devolution Process)

Sono emerse alcune evidenze di tipo “strutturale”:

  • IVA per queste entità è in genere un costo
  • I compensi di riferimento sono in genere più bassi rispetto al mondo profit
  • spesso presenza di “padri padroni” o guide carismatiche
  • non sempre facile convivenza tra esigenze manageriali e tessuto volontaristico
  • organismi grandi vengono di fatto gestiti come un grande cliente profit
  • talvolta supporto al progetto da parte di business coach e change expert

Per operare in strutture di matrice imprenditoriale e familistica, è spesso necessario concordare e pianificare de facto una transizione generazionale, anche al di fuori della famiglia, nonché tenere sotto controllo la sostenibilità economica (ad esempio guadagnando efficienza nella gestione operativa, introducendo nuove competenze anche per gestire tematiche di innovazione e digitalizzazione.

In tutti questi progetti, indipendentemente dalla dimensione dell’ente, sono fondamentali il ruolo del Board e della comunicazione interna. Il primo è essenziale per l’avvio di un Progetto e per sostenerne la continuità, garantendo al temporary manager l’effettiva attribuzione di deleghe importanti per poter operare velocemente e con un team di supporto adeguato e motivato.
Il tutto comunicando costantemente e con molta chiarezza a staff permanente, staff volontario, soci e stakeholder.

Un occhio particolare va prestato alla “vecchia guardia”, cercando di salvaguardarne laddovepossibile l’immagine interna ed esterna (pur senza derogare alle esigenze di cambiamento del Progetto) e magari puntare su specifiche capacità distintive che possono risultare ancora utili (ad esempio,lasciando le attività istituzionali e trasferendo al temporary tutte le responsabilità operative. Da parte del manager viene richiesta la grande capacità di saper gestire le inevitabili reazioni psicologiche all’onda nuova che avanza.

In parallelo è indispensabile concentrarsi sull’attrazione di nuove risorse e nuove competenze, cercando di offrire prospettive professionali interessanti e sfidanti, pur con i vincoli strutturali sopra evidenziati.

Da ultimo, attenzione massima alla compliance, in tutte le modalità presenti nel singolo Paese (certificazione dei bilanci, certificazione di strutture e processi, rispetto assoluto delle normative locali vigenti (equivalenti alle nostre 106/2016 e D. lgs. 117/2017) con la puntuale implementazione di quanto richiesto a livello organizzativo e di governance.

Chiudiamo questa lunga carrellata con alcuni commenti e suggerimenti di Riccardo Taverna (Presidente WE GLAD e Vice Presidente PLEF membro della Faculty del corso executive Professione Sostenibilità e CSR di ALTIS).
Secondo Taverna, il Terzo Settore, così come il mondo profit e dell’impresa, ha la necessità di recuperare etica professionale a partire dal “quasi perso” senso del rispetto verso chi sostiene e dona convinto di farlo per una giusta causa, con il supporto di una governance seria.
Per rafforzare tanti dei suggerimenti emersi nel corso dei due eventi, ritiene che nel Terzo Settore sia necessaria una figura che si ispiri alla SEC statunitense per capacità investigativa e lancia la proposta che le principali Onlus si uniscano per creare un meccanismo di monitoraggio della reputazione del Terzo Settore e dei suoi componenti.

 

Maurizio Quarta  - Managing Partner, Temporary Management & Capital Advisors

 

 

 

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