n. 21 anno 2024
Franz Kafka and the truths of leadership
autrice, Leah Tomkins
recensione a cura di Andrea Castiello D'Antonio
Edward Elgar, 2024, pp. XXIV+196, € 90,00 (Hardback)
Il 2024 segna il centenario della scomparsa di Franz Kafka, nato a Praga il 3 luglio 1883 e morto a Kierlingil il 3 giugno 1924, dopo aver lasciato all’umanità un tesoro inestimabile, da sempre patrimonio della letteratura del Novecento.
Ben venga, dunque, questo libro a firma di Leah Tomkins, consulente di sviluppo organizzativo in possesso di una formazione in psicologia, psicologia delle organizzazioni e in lingue classiche e moderne, già docente universitaria di studi organizzativi, la quale esprime il suo interesse per l’opera di Kafka ricordando di aver letto all’età di diciassette anni Die Verwandlung (Le metamorfosi). Bilingue (inglese e tedesco) Leah Tomkins ha composto questo libro attingendo a materiali dagli archivi, consultando le nuove edizioni delle opere di Kafka, alcuni testi inediti da poco resi pubblici, e altri manoscritti originali dai quali ha tratto una gran mole di informazioni circa l’esperienza professionale svolta da Kafka dal 1907 in avanti presso la sede di Praga delle Assicurazioni Generali.
Ciò che troppo spesso è stato rappresentato come un banale lavoro impiegatizio in una compagnia di assicurazioni emerge in queste pagine come un’esperienza significativa in cui il giovane Kafka inizia a confrontarsi con l’autorità e il potere, con le strutture organizzative e le regole della vita di ufficio, trovando infine un proprio modo di vivere la vita di lavoro soprattutto nel momento in cui passa a lavorare, nel luglio del 1908, presso la Compagnia delle Assicurazioni sul Lavoro del Regno di Boemia. È qui che la sua dimensione di uomo-professionale si amplia e si consolida.
Collaboratore molto apprezzato, oggetto di riconoscimenti e di promozioni, rimase nella Compagnia per circa dieci anni fin quando fu messo in pensione a causa dei gravi problemi di salute legati alla tubercolosi.
Dunque, dall’insieme delle attività professionali svolte da Kafka, e soprattutto dalla puntuale ed approfondita analisi di alcune delle sue maggiori opere (tra cui Il processo, Il castello, Nella colonia penale) Leah Tomkins distilla un concentrato di osservazioni che spaziano sui temi più importanti della vita di lavoro nelle strutture organizzative e nelle istituzioni, oltrepassando d’un salto quella visione vittimistica del Kafka-al-lavoro legata a concetti di passività, impotenza e senso di oppressione.
Ad esempio, è intrigante seguire le riflessioni (dirette o implicite) kafkiane sul potere, sul potere come esercizio e non come possesso, collegato alle responsabilità crescenti a cui egli fu assegnato nel lavoro presso la Compagnia delle Assicurazioni. A ciò si collega il tema del riconoscimento del diritto soggettivo – potremmo oggi dire: della dignità dell’essere umano–un diritto intrinseco alla percezione autentica della verità per come essa è sentita e vissuta dalla singola persona.
Un principio, questo, spesso reso opaco e assai complicato da distorsioni, errori, imprevisti e incidenti che, seguendo la legge del caso, giungono a rendere meno stabile e poco prevedibile la vita di lavoro.
L’autrice si richiama alla lettura psicoanalitica delle opere di Kafka (e della sua vita) ma soprattutto ad alcune idee espresse da Friedrich Wilhelm Nietzsche e da Michel Foucault rintracciando dei collegamenti significativi e delle anticipazioni, e dando spazio a uno dei maggiori paradossi che si possono vedere nel mondo di Kafka: il modo di operare delle persone e dei sistemi di autorità stretti nel binomio tra inamovibile & ineluttabile e mobile & contestabile, dall’altro, in una dimensione globale che potrebbe essere definita “prevedibilmente imprevedibile” (p. XVII).
All’interno di questo contesto, ecco il primo dei sei capitoli inseriti nella prima sezione (Texts and Themes) in cui si parla della leadership autentica collegata all’opera kafkiana Das Urteil, tradotta in italiano come La condanna, Il verdetto o La sentenza, in cui “Kafka sollecita il lettore a considerare la possibilità di una fuga dalla mondanità e dalla animalità verso una vita più significativa e autentica” (p. 14). Con l’analisi de Le metamorfosi l’autrice tratta della caring leadership sia dal punto di vista dei care-givers che dei care-receivers, sottolineando come Kafka metta in guarda dall’apparente altruismo e indichi la possibilità di dinamiche relazionali sotterranee di genere dannoso pur se fondate, superficialmente, sul dono e sulla cura. Collegata a questa tipologia di leadership è la leadership relazionale e qui è chiamato in causa Il processo e l’enfasi sul bisogno di essere visti per chi si è davvero, e riconosciuti.
Continuando con l’analisi delle altre opere di Kafka – molto interessante il capitolo sulla embodied leadership collegato a La colonia penale–si giunge alla seconda parte del testo, Insights and Inspirations, in cui ciò che già l’autrice aveva così bene illuminato trova un’elaborazione approfondita e originale (in cui non manca un passaggio sullo stile di gestione del potere di Donald Trump, in un paragrafo dal titolo significativo: Donald Trump: Leadership by ‘Alternative Facts’). Emergono così le tattiche di controllo e manipolazione e l’uso dell’ambiguità per gestire ed influenzare l’interlocutore, mentre nel capitolo successivo sono considerati sia il linguaggio multiforme della leadership, sia le possibilità di resistere alle forme degenerate e tossiche del potere – considerando anche che è necessario resistere alla propria, personale voglia di potere!
Nelle opere di Kafka l’autrice rintraccia la rappresentazione di due forme di potere, “la prima è il potere di organizzare e stabilizzare, la seconda di disorganizzare e destabilizzare. Queste due modalità possono apparire contraddittorie, ma esse sono inestricabilmente intrecciate” (p. 128).
In effetti, una delle tesi dell’autrice vede nelle opere di Kafka un grande esperimento sul potere condotto non solo nei contenuti dei testi, ma anche nella loro grammatica, nella strutturazione, insomma nelle parole che sono usate e nei grandi affreschi dei diversi personaggi. Parole che hanno un loro potere intrinseco nel costringere o liberare significati, nell’organizzare un senso o nel destabilizzarlo, che possono essere munizioni nelle mani di chi vuole controllare l’ambiente, legittimare sé stesso, e – potremmo dire, oggi – cambiare i fatti, riscrivere la storia!
Il libro si chiude con il capitolo A Kafkian Manifesto for Leadership in cui l’autrice cristallizza i concetti fondamentali via via esposti ed esemplificati nelle pagine precedenti.
Chi avesse la fortuna di avere il giusto tempo potrebbe procedere con il leggere, o rileggere, una per una le opere di Franz Kafka esaminate da Leah Tomkins e, subito dopo, studiare l’analisi realizzata dall’autrice di questo bel volume.
È inoltre auspicabile che questo intrigante testo – uscito nella collana New Horizons in Leadership Studies, diretta da Joanne B. Ciulla – possa essere presto tradotto in italiano consentendo così a professionisti e studiosi di sviluppare un diverso orizzonte su una tematica, la leadership, così spesso tratta in modo banale e ripetitivo.
In ultimo segnalo un vecchio articolo di matrice psicoanalitica che a me sembra ancora oggi di attualità, intorno alle tematiche trattate da Leah Tomkins: E. Siegel, “Franz Kafka’s The Trial: Guilty or Innocent?”. The Psychoanalytic Quarterly, 65, 3, pp. 561–590, 1996.