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n. 4 anno 2025
Il conflitto va dritto al cuore
di Nicola Ladisa
Secondo uno studio dell'EU-OSHA, circa il 50% dei lavoratori europei ritiene che lo stress legato al lavoro sia molto diffuso nel proprio luogo di lavoro; il 41% dei lavoratori dichiara che addirittura non venga per nulla gestito adeguatamente.
Tra le cause, ci sono le relazioni interpersonali difficili, spesso rapporti conflittuali con colleghi o superiori sicuramente poco collaborativi, che comportano frequentemente un fortissimo disagio. Un sondaggio di Delphi Ethica ha rilevato che i conflitti non risolti possono portare a una riduzione della soddisfazione lavorativa del 20-30%.
Per forza…! il conflitto scatena emozioni potenti, come la rabbia e il dolore, che fanno perdere di lucidità!
Si vivono, infatti, potenti emozioni che spesso nascono da “risonanze antiche” di alcuni vissuti difficili che hanno offeso i nostri valori e i nostri convincimenti più radicati, tanto da rendere il confronto molto complicato, fino a diventare un esacerbato conflitto, addirittura con l’utilizzo di registri linguistici più da “bar sport” o da stadio che da comune ed educata convivenza.
Non è certo un esempio di maturità; infatti si sta evitando una relazione tra adulti, ma rabbia e dolore sono così forti che addirittura portano le persone a dimettersi per lasciare un capo o un ambiente lavorativo tossico: la fuga.
Si potrebbe evitare? Probabilmente sì, ma con molta, molta fatica.
Sono temi che hanno degli esempi interessanti nella storia dei rapporti lavorativi. Nel 1884, Tesla iniziò a lavorare per Edison a New York. Edison era una persona con un approccio pratico e con una mentalità da “business man”, mentre Tesla era un brillante inventore con un forte background teorico.
Un giorno, Edison promise a Tesla un premio di $50,000 se fosse riuscito a migliorare l'efficienza delle dinamo prodotte in azienda. Tesla lavorò instancabilmente e, dopo mesi di sforzi, presentò a Edison una soluzione che incrementò significativamente l'efficienza. Tuttavia, quando Tesla chiese il compenso promesso, Edison rispose: "Tesla, non capisci il nostro umorismo americano." Edison non pagò mai quanto promesso e Tesla lasciò l'azienda profondamente deluso.
Un altro esempio: negli anni '90, era noto il conflitto tra Steve Jobs, cofondatore di Apple, e John Sculley, allora CEO dell'azienda. Dopo essere stato assunto da Jobs, Sculley riuscì a incrementare le vendite di Apple, ma sorsero parecchie tensioni tra i due riguardo alla direzione dell'azienda. Jobs voleva mantenere un approccio innovativo e audace, mentre Sculley preferiva una gestione più tradizionale e prudente.
Nel 1985, il consiglio di amministrazione di Apple si schierò con Sculley, portando addirittura alla rimozione di Jobs dal suo ruolo operativo. Questo evento spinse Jobs a lasciare l'azienda e a fondare NeXT, un'altra società di tecnologia. NeXT fu poi acquisita da Apple nel 1996, permettendo a Jobs di ritornare “nel giro” e far sì che Apple realizzasse il clamoroso successo che ben conosciamo. Questo esempio dimostra come siano forti i conflitti tra leader con visioni parecchio diverse, che molto probabilmente hanno fondamenta nei propri convincimenti profondi.
Giusto, allora, chiedersi: “esiste una qualche ricetta per risolvere un conflitto, anche quelli peggiori che accadono nella sfera personale e non solo aziendale?”
Si potrebbe recuperare il senso della propria responsabilità verso un comune obiettivo, personale o aziendale che sia, anche se è molto faticoso perché una parte di sé si sente tradita.
Comunque, servirebbero sicuramente degli ingredienti importanti, quali:
- Empatia, come predisposizione a mettersi nei panni dell’altro
- Focalizzazione nel fare le domande giuste per capire meglio la reale causa del conflitto
- Accettazione di “non sapere” le ragioni del comportamento conflittuale dell’altro così da aprirsi ad una soluzione
- Mica facile, visto che ogni volta che si confligge sono in gioco delle emozioni forti!
Forse, allora, bisognerebbe andare oltre e lasciare il piano della razionalità per andare dritti a “capire il bisogno del cuore”! Cos’è che ci fa stare male? Cosa è stato ferito di me e di te? Cosa ha generato rabbia e delusione?
Trovare la causa che ha colpito dritto il cuore che detiene e custodisce i valori e convincimenti profondi di ogni persona, con un ascolto paziente e tanta capacità esplorativa.
Dopo tutto, in fondo in fondo, un “cuore” lo abbiamo tutti…. o no?
Nicola Ladisa, Professore a contratto IULM