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Un castello, un uovo, un mago Marcello Martinez Consigliere AIDP Campania
Chiunque passeggi per il lungomare di Napoli o osservi il golfo da una delle strade collinari da Posillipo o finanche dal belvedere del Vomero non potrà evitare che il suo sguardo sia attirato dal Castello. Dapprima infatti noterà una macchia di quel colore giallo tipico del tufo napoletano, che nelle belle giornate di sole contrasta decisamente con le diverse tonalità di azzurro e blu del mare. Poi, scrutando con attenzione noterà spalti, torri, bastioni, archi e passaggi, accostati l’un l’altro senza una geometria regolare ma invece evidente risultato di diversi interventi messi in atto nei secoli da chissà quali re o duchi della città. Anche il viaggiatore più frettoloso potrà facilmente scoprire che lo strano nome del castello, Castel dell’Ovo, deriva da una leggenda: al suo interno infatti è nascosto un uovo, al tempo stesso sua forza e sua debolezza. Finché l’uovo sarà man- tenuto intatto, il castello resisterà ma quando e se malauguratamente l’uovo dovesse cadere e rompersi, allora anche il castello si disintegrerà all’istante.
In genere già questa storia diverte molti e induce gli sguardi di coloro che si addentrano nelle sue scale, sale, logge e chiese a cercare, quasi inconsapevolmente, magari un’om- bra magari un segno che consenta di dire “ecco, l’ho trovato, l’uovo, il famoso uovo”.
Tuttavia, solo alcuni turisti particolarmente più curiosi giungeranno a scoprire l’ina- spettato costruttore che in una sola notte creò, con la sua magia, Castel dell’Ovo e vi collocò in un luogo inaccessibile delle sue fondamenta, in una gabbia o forse in una cara a di vetro, l’uovo, simbolo cosmico, alchemico ed esoterico. Il mago in questione è Publio Virgilio Marone, proprio lui, il poeta romano già famoso nel mondo per aver cantato le gesta di Enea e per aver guidato Dante nel suo viaggio ultraterreno. Ma a Napoli Virgilio è anche di più, è un mago, un alchimista, uno stregone, ma di quelli veri,
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